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A POSTO CON LE VACCINAZIONI?

Prima del decreto n.73 del 7.6.17, convertito nella legge 31.7.2017 “Disposizioni urgenti…” (per brevità “legge Lorenzin”), vi erano in Italia 4 vaccinazioni “obbligatorie”. Ma era piuttosto facile per i genitori che volessero non vaccinare o vaccinare diversamente i loro figli, trovare il modo di farlo. Era anche possibile che un medico esprimesse il suo parere a riguardo. Molto diversa è la situazione attuale.

La legge Lorenzin introduce due fondamentali innovazioni: 1) Un calendario vaccinale con 10 vaccinazioni obbligatorie da praticarsi nella stessa fascia di età ed intervallo temporale; 2) Sanzioni per gli inadempienti: esclusione scolastica sotto i 6 anni, e multa per la fascia di minori dai 6 ai 16 anni. 

Come ogni atto medico, la pratica vaccinale presenta tuttavia controindicazioni in casi singoli, che sono ufficialmente contemplati in un documento ad hoc dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) -a disposizione pubblica- a cui ogni medico deve fare riferimento. Si suppone pertanto che ogni medico abbia bene letto e studiato il documento in questione.

In che modo, poi, il medico debba fare riferimento a tali regole è sancito dalla circolare attuativa del Ministero della Salute “Indicazioni operative…” del 16.8.2017 e 1.9.2017, a firma del Direttore Generale: deve attenervisi alla lettera.

A questo punto sorge la mia difficoltà: da medico, io ritengo non sia facile coniugare la piena aderenza al documento citato con il fondamentale principio di precauzione a cui debbo attenermi nei singoli casi.

Il documento dell’ISS è utile, ma ha alcune pecche evidenti. In particolare: Non considera l’esistenza di eventi avversi non gravi ma perduranti a distanza. Non considera la somma di stimolazioni antigeniche plurime, né l’arco di tempo delle somministrazioni (tout court, non si riferisce affatto al calendario vaccinale vigente, essendo stato redatto –tra l’altro- nel 2009). Non fornisce evidenze sull’opportunità di una vaccinazione precoce, né sull’utilità clinica dei vaccini multivalenti. Non fornisce evidenze sul miglioramento sanitario complessivo a medio e lungo termine di una popolazione plurivaccinata confrontata con una non vaccinata.

Se il Ministero riformulasse meglio quella circolare, o il documento a cui essa fa riferimento, potrei applicare meglio ai miei pazienti il principio di precauzione, che sono comunque tenuto ad osservare nei singoli casi. In termini più espliciti: se, come medico, avessi più autonomia decisionale è (a mio parere) probabile una diminuzione del rischio vaccinale prevedibile nella popolazione che curo.

Ad esempio, potrei considerare le ragioni dei genitori reticenti ed eventualmente esonerare dalla prima vaccinazione i bambini prematuri, ovvero dal richiamo quelli che hanno manifestato una reazione avversa significativa o perdurante alla prima inoculazione. Cose che, invece, mi sono precluse dalla circolare e dal documento di cui sopra.

Molta gente continua a credere che, nella sua pratica, il medico debba ancora attenersi a “scienza e coscienza”. Non è più così da alcuni anni: il nostro Codice Deontologico ci lega ormai al rispetto prioritario della scienza, piuttosto che della nostra coscienza.

Tuttavia, ho un problema anche con la scienza, perché –in pratica- ci sono due scienze. Una è quella che viene anche chiamata “convenzionale”, contenuta nelle linee guida ufficiali (o para-ufficiali, come nel caso del documento dell’ISS); ed un’altra è quella che emerge da tutta la letteratura medica disponibile.

Leggendo qualcosa di tale vasta letteratura scientifica, non trovo vi sia uniformità di giudizio su molte questioni legate alle vaccinazioni. Cito soltanto alcune fra le questioni più dibattute e non risolte: la “immunità di gregge”, la necessità dell’obbligo vaccinale, l’innocuità degli additivi, l’effetto sul sistema immunitario di un eccesso di stimolazione antigenica, gli effetti su sottoclassi di pazienti, i conflitti d’interesse industria-scienza-istituzioni, la possibilità reale di eradicare alcune malattie come il morbillo. Non trovo, inoltre, dati sul miglioramento della salute nelle popolazioni vaccinate.

Quest’ultima questione manca quasi del tutto d’esser stata indagata scientificamente, pur sembrando probabilmente la più fondamentale in caso di obbligo vaccinale programmato. Voglio dire: diamo per buono che le vaccinazioni diminuiscano i casi di malattia verso cui esse sono dirette, ma in assenza di stato epidemico devastante, hanno esse un effetto migliorativo o peggiorativo sulla salute della gente? Per quanto sembri incredibile, non ci sono studi a riguardo.

Personalmente ho trovato soltanto due lavori iniziali (“studi pilota”) che paragonino la salute di una popolazione vaccinata a quella di una non vaccinata, ma essi concludono in modo assai sfavorevole in riferimento ad una vaccinazione di massa (in allegato).

In conclusione, l’osservazione doverosa della legge Lorenzin, delle sue circolari attuative, nonché il mio attenermi in modo deontologicamente corretto al documento dell’ISS, mi obbliga a derogare oltre che dalla mia coscienza, anche dalla mia scienza di medico.

Sono inoltre addolorato che, con l’occasione del calendario vaccinale di nuova sperimentazione in atto, non si sia parimenti attivata una effettiva ricerca pluricentrica nazionale sui suoi effetti epidemiologici. 

Questa lettera che sto scrivendo testimonia una forte perplessità di coscienza ed una forte perplessità di scienza.

Questa lettera riguarda anche il mio compito medico nella vaccino-vigilanza attiva ed il mio compito deontologico di salvaguardare il decoro professionale.

Potrei inviare questa lettera all’ISS, poiché da questo Istituto dipende anche il servizio nazionale di vaccino-vigilanza. Ed anche inviarne una copia all’Ordine professionale, responsabile del nostro Codice Deontologico.

Una cosa simile è già stata fatta un paio d’anni fa, prima che si parlasse della legge Lorenzin. Non da me, ma da oltre un centinaio di medici che, essendosi occupati dell’argomento, riferirono all’ISS le loro osservazioni cliniche, del tutto in linea con i risultati del succitato studio pilota. Non lo fecero per vantaggio personale, ma lo sentirono come un dovere pubblico. Vorrei tacere sui particolari che sono derivati da tale comunicazione, dico soltanto che sono risultati sfavorevoli ai medici segnalatori.

Io non ero tra i firmatari di quella lettera, e non discuto una legge dello Stato, ubbidisco. Dico soltanto che se si avesse più fiducia sulla competenza dei medici nel giudicare i casi singoli che giungono alla loro osservazione, questa legge potrebbe funzionare meglio, guadagnerebbe inoltre molto più consenso sociale, creerebbe meno situazioni potenzialmente rischiose, e consentirebbe di perfezionare l’uso razionale dei vaccini per il futuro.

Ed ai genitori dico di fare comunque visitare i loro bambini dal loro pediatra o ad un medico di fiducia, prima di sottoporli automaticamente al calendario vaccinale vigente. Il vostro medico potrà darvi informazioni migliori di quelle della TV, potrà insegnarvi come si stila un diario di osservazione pre e post-vaccinale, ed è tenuto a segnalarvi controindicazioni alla vaccinazione se presenti nel caso specifico. Soprattutto studierà l’anamnesi del bambino, lo visiterà, e può darsi che avrà anche il coraggio di firmare un differimento precauzionale o addirittura un esonero in caso si trovasse di fronte ad un rischio a cui lui stesso non sottoporrebbe suo figlio in quelle condizioni. Assumendosi, come è giusto che sia, le responsabilità professionali che gli competono.

 

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