Abstract

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Autore: Vittorio Elia /

La memoria dell’acqua: uno studio chimico-fisico /

E’ ormai abbastanza noto a tutti che i farmaci omeopatici sono costituiti di sola acqua pura. Questa osservazione deriva dal protocollo di preparazione. Esso consiste in un procedimento di successive diluizioni ed agitazioni (succussioni). La mancanza di molecole del principio attivo è il principale ostacolo all’accettazione della Medicina Omeopatica da parte della comunità scientifica.

Lo studio Chimico-Fisico effettuato dal nostro gruppo di ricerca ha portato alcuni contributi alla comprensione delle “peculiarità” di queste soluzioni estremamente diluite, EDS (Extremely Diluted Solutions). Va fatto notare che il comportamento termodinamico delle EDS, pur rigorosamente stabilito con metodologie chimico-fisiche ortodosse, non trova facile collocazione nella termodinamica classica.

Rimane comunque un piccolo mistero da affrontare! A che cosa è dovuta la variazione dei parametri termodinamici dal momento che la composizione chimica del sistema è quella di acqua pura? A questo tema di ricerca abbiamo dedicato la nostra attività per oltre 15 anni.

Le metodologie chimico-fisiche adoperate sono qui di seguito elencate: conducibilità elettrica, pH, densità, calore di mescolamento con soluzioni acide e/o basiche, light scattering, spettroscopia UVvis, spettroscopia IR, microscopia a forza atomica (AFM), microscopia a fluorescenza e Termogravimetria TG.

I dati sperimentali nell’ambito delle metodologie termodinamiche indicano con chiarezza che il contributo delle eventuali impurità del sistema non sono in grado di spiegare le variazioni riscontrate sperimentalmente. La nostra ipotesi di lavoro è basata sull’idea che le perturbazioni cui si sottopone l’acqua secondo il protocollo di preparazione dei farmaci omeopatici, sia in grado di indurre modificazioni nella struttura sopramolecolare dell’acqua. I sistemi così ottenuti sarebbero lontano dall’equilibrio formando “strutture dissipative” nell’accezione della Termodinamica dei processi irreversibili dovuta al premio Nobel per la chimica Ylia Prigogine. Poiché il sistema in studio è, dal punto di vista chimico, acqua pura (assenza del principio attivo), le strutture dissipative non possono essere altro che aggregati di molecole di acqua!

Nel corso della relazione mostreremo quali sono le evidenze sperimentali a sostegno dell’ipotesi di lavoro.

A questo punto è lecito porsi il quesito: la possibilità di formare strutture dissipative è una prerogativa dell’acqua sottoposta al protocollo della medicina omeopatica oppure è una caratteristica più generale del sistema acqua? E’ pur vero che l’acqua è il liquido più studiato al mondo ma viene da pensare che essa sia ancora una sconosciuta. Dagli studi condotti in questo settore emerge la possibilità di poter affermare che esistono altri metodi e probabilmente altri ancora da mettere in evidenza, in grado di indurre nell’acqua variazioni della sua struttura sopramolecolare. L’acqua mostra di essere, quindi, un sistema capace di autorganizzarsi a fronte di perturbazioni di natura fisica.

Oltre al protocollo di preparazione delle EDS abbiamo individuato e studiato estesamente altri due metodi: Processo di filtrazione iterativa dell’acqua (IFW: Iterativeli Filtered Water) Prolungato contatto dell’acqua con polimeri fortemente idrofili come il Nafion (INW: Iteratively Nafionazed Water). Altri processi si affacciano alla ribalta e ci inducono a proseguire il lavoro in tal senso.

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Risulta molto chiaro che la sola Termodinamica (di equilibrio o lontano dall’equilibrio), non è in grado di dare certezze nell’ambito dell’ipotesi di lavoro che porta alla formazione di aggregati di molecole di acqua (strutture dissipative), ma solo risultati autoconsistenti con l’ipotesi.

Per approfondire la comprensione dei fenomeni rilevati si è intrapreso uno studio più approfondito ed esteso adoperando metodologie chimico-fisiche di natura spettroscopica e di microscopia. I risultati ottenuti risultano congruenti con la presenza di aggregati di molecole di acqua visibili in fase liquida con l’uso della microscopia a fluorescenza, della spettroscopia UVvis e Ligth Scattering. In fase solida con l’uso della microscopia a forza atomica (AFM: Atomic Force Microscopy) e spettroscopia nell’infrarosso IR.

A questo punto ci si pone un ulteriore quesito: sono questi aggregati di molecole di acqua con la loro forma e dimensione…..ad essere la sede della tanto chiacchierata memoria dell’acqua?